sabato 14 agosto 2010

Lentamente muore di Pablo Neruda

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

domenica 14 febbraio 2010

Maria Callas - L'amour est un oiseau rebelle - Habanera - Carmen - Bizet

L'amour est un oiseau rebelle
Que nul ne peut apprivoiser,
Et c'est bien en vain qu'on l'appelle,
S'il lui convient de refuser.
Rien n'y fait, menace ou prière,
L'un parle bien, l'autre se tait:
Et c'est l'autre que je préfère,
Il n'a rien dit mais il me plaît.
L'amour! L'amour! L'amour! L'amour!

giovedì 28 gennaio 2010

Giorno della Memoria


In ricordo di tutte le vittime della follia nazista

giovedì 14 gennaio 2010

mercoledì 6 gennaio 2010

Con l'augurio di un 2010 per nulla insipido!

“Si fa presto a parlare di sale…Ma sapete quante incredibili varietà nasconde la parola?C’è il sale di Murray River, tenero color albicocca.C’è il sale dell’Isola di Molokay, nero come la pece.C’è il cristallo di Alea, prezioso per il Sushi.C’è quello di Cervia che si sgranocchia con il cioccolato di Grenada e che rende il dolce più amarostico.C’è il sale chiamato Diamante del Cashmere, raro salgemma tratto in alta quota himalayana.C’è il grigio di Guérande, detto caviale del mare, perché contenendo ottanta minerali in un solo granello, trasforma ogni opera culinaria in qualcosa di raro ed insuperabilmente gustoso.C’è il British di Maldon, che ha scaglie sottilissime a forma di piramide, preferito dalla Regina d’Inghilterra.C’è quello hawaiano, fiocchi impalpabili di arancio intenso ricordano l’aroma degli atolli battuti dal vento.C’è il Salty Cup che con peperone, cetriolo e popodorino frullati crea il cocktail famoso in tutto il mondo.C’è il sale dell’Isola di Agoni, vicino Okinawa, reso celebre dal racconto di Koshin Odo, filtrato dall’acqua attraverso quindicimila rami di bambù durante la luna piena.C’è il sale Rio Formosa dell’Algarve, setacciato grano dopo grano a mani nude.C’è il Maras peruviano, raggranellato sulle Ande a 3.000 metri d’altitudine.Ma se si va ancora più in alto si troverà il Mirror della Bolivia, raccolto a circa 3.700 metri (attenzione, usatelo con accortezza perché ha effetti molto simili alla pianta che, in quelle altitudini, crea l’ebbrezza psicotropa…)C’è il Fleur de Sel Chardonnay della California che viene affumicato con la legna delle botti del vino.Ma se essiccato con il legno d’olmo rosso diventa un altro sale che volgarmente è chiamato Pacific Salt.Il Viking Salt è, invece, essiccato con il pino norvegese.C’è il Mothya, che non vi dirò da dove viene…Vi auguro che la vostra vita non sia mai insipida.”

venerdì 4 dicembre 2009

Coco Chanel


Elegante nella sua semplicità, bella perchè donna.
Coco con il suo stile ha restituito dignità e personalità alle donne spogliandole dagli inutili orpelli che come burqa ne mortificavano l'identità.